ALMORAVIDI

(XI-XII secolo). Dinastia musulmana berbera che dominò l'intero Marocco, la parte orientale dell'attuale Algeria e la Spagna musulmana nella seconda metà dell'XI secolo e nella prima metà del successivo. Essa deve la sua denominazione al termine arabo al-murabitun (combattenti musulmani facenti capo a un ribat, fortino, e più in particolare a quello sul fiume Senegal che funse da loro prima base operativa contro gli infedeli). In seguito alla predicazione rigorista di un teologo musulmano, Abdallah ibn Yasin, che trovò largo seguito presso alcune bellicose frazioni delle tribù berbere Sanhagiah che conducevano vita nomade nella zona compresa tra l'Atlante, il Senegal e l'oceano Atlantico, i suoi seguaci avviarono una vera e propria guerra santa per imporre il loro credo. Con una campagna durata alcuni anni sopraffecero l'impero sudanese del Ghana (1076) e contemporaneamente organizzarono ripetute incursioni anche a settentrione ben dentro il territorio marocchino. Il vero fondatore della monarchia fu Yusuf ibn Tashfin, che, tra il 1062 e il 1070, riuscì a estendere il suo potere su tutto il Marocco, fissando a Marrakech la capitale dell'impero. Passò poi nella Spagna musulmana ove colse contro l'esercito di Alfonso VI di Castiglia e di León l'importante vittoria di Zallaqa. Rigidamente ortodossi, gli Almoravidi seguirono la scuola giuridica malikita e avviarono una politica di intolleranza religiosa e culturale, perseguitando a più riprese cristiani ed ebrei e osteggiando gli studi filosofici. Il loro declino fu rapidissimo e in pratica coincise con l'emergere in Marocco della dinastia rivale degli Almohadi i quali nel 1147, dopo un lungo assedio, riuscirono a impadronirsi di Marrakech catturandovi l'ultimo sovrano almoravide, Ishaq ibn Ali, subito decapitato. Per qualche tempo un ramo superstite degli Almoravidi riuscì a mantenere il controllo sulle isole Baleari da dove continuò a condurre azioni di disturbo contro la presenza degli Almohadi nel Maghreb orientale.

M. Lenci

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